Su una cosa ha ragione Giorgio Carbone quando parla di Nilde Iotti: ed è quando dice che era facile amarla. È vero. Era facile amarla, ma non per i motivi stereotipati e sessisti che elenca Carbone e che giustamente hanno suscitato indignazione e rabbia. Era facile perché è sempre facile innamorarsi dell’intelligenza, del garbo, della passione e dell’umiltà.
Nilde era così, una donna intelligente, solida e preparata. Una di quelle donne la cui presenza non poteva passare inosservata.
La prima ad accorgersene fu Lina Cecchini, la sua insegnante di filosofia che la volle vicina nelle riunioni clandestine della primavera del ’43 per ragionare insieme sul futuro di un’Italia liberata dal fascismo. La stessa anziana professoressa che, orgogliosa ed emozionata, sarà la sola altra donna che le si siederà vicino nel 1946 nel primo consiglio comunale reggiano del dopoguerra. E se ne accorse anche il Prefetto di Reggio Emilia che il 20 agosto 1945, in seguito a una sommossa per il pane organizzata dalle donne reggiane, si trovò davanti a una donna così giovane da suscitare in lui non poche perplessità e tanti pregiudizi, destinati, però, a scomparire come per incanto, non appena Nilde iniziò ad argomentare con “garbo e con parole appropriate” le sue idee. E indubbiamente se ne accorse anche Palmiro Togliatti che fin dal primo momento ne rimase affascinato.
Ma più di tutte ad accorgersene furono le donne che la sostennero nella sua battaglia politica e la scelsero come loro portavoce, perché lei, più di tante altre, le parole le sapeva usare bene e le faceva arrivare lontano. Di questo amore Nilde si fece scudo per affrontare i tanti, troppi pregiudizi che per ogni donna erano il pane quotidiano, ma che per le pioniere della politica erano ancora più duri e crudeli. Nilde l’emiliana prosperosa. Nilde la raccomandata amante di Togliatti. Nilde la comunista libertina e rovina famiglia. Chissà quante volte se lo sarà sentita dire alle spalle e quante volte lo avrà letto tra le righe, ma non solo.
Eppure quelle malignità sono servite a poco, perché di coloro che le hanno pronunciate la storia se ne è già dimenticata, di Nilde, invece no. Perché lei è la storia della Repubblica come partigiana, come segretaria dell’Unione donne italiane, come madre della Costituzione e come prima donna Presidente del Camera.
Anche per la storia, infatti, è stato facile amare Nilde Iotti, tanto quanto sarà facile dimenticarsi di Giorgio Carbone e di quelle sue orrende e inopportune parole sessiste e misogine che insultano tutte le donne, ma prima di tutto insultano lui.
Elisabetta Salvini
Storica
da Huffington Post
07 dicembre 2019