Il Parlamento UE chiede la parità di salario per uomini e donne

Lo prevede una risoluzione approvata a larga maggioranza (493 voti a favore, 82 contrari e 79 astenuti) nel corso della sessione plenaria a Bruxelles del 30 gennaio u.s. La proposta ha raccolto il consenso bipartisan di tutte le forze, a eccezione della Lega e alcuni eurodeputati dell’est Europa che l’hanno bocciata.


Approvata a Bruxelles una risoluzione sulla differenza nelle retribuzioni a seconda del genere che chiede misure vincolanti per contrastare il problema. Conservatori e liberali rifiutano la proposta di sanzioni a chi non rispetta le norme. La Lega vota No.

Il divario retributivo medio tra uomini e donne in Ue è del 16% (37% per i pensionati), ricordano gli eurodeputati, che accolgono l'impegno della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, "di fare della parità di retribuzione a parità di lavoro il principio fondante della nuova strategia europea di genere" che sarà presentata a marzo, ma fanno appello all'introduzione di "disposizioni vincolanti sulla trasparenza delle retribuzioni e sul divario retributivo, da applicare sia al settore pubblico che a quello privato".

Le donne in Europa guadagnano in media il 16 per cento in meno degli uomini. Secondo Eurostat il divario retributivo in Europa è in media del 16%, nel caso delle pensioni è del 37 %, sale ancora se si prende in considerazione il tasso d’occupazione 40% Questo rappresenta il gender pay gap, il "divario salariale di genere".

Il dato italiano si ferma al 4 per cento, ma è un numero che non deve farci sorridere. La percentuale deve essere letta in controluce con l’accesso al mondo del lavoro, dove registriamo uno dei tassi più bassi d’Europa, con il nostro 53% ci fermiamo ben 15 punti sotto la media europea.

Peggio di noi fa solamente la Grecia con il 49 per cento. Statistiche che dimostrano che il divario salariale deve essere affrontato alla radice, migliorando il welfare e le politiche sull'istruzione e la formazione.

La Commissione europea al momento del suo insediamento ha promesso che avrebbe presentato un piano per affrontare la disuguaglianza di genere entro marzo 2020. Gli eurodeputati chiedono che sia "ambizioso" e nel testo approvato denunciano “l’urgente necessità di promuovere la parità tra uomini e donne a tutti i livelli del processo decisionale”.

Il rischio di povertà e la disparità salariale non sono stati sufficienti a incontrare il favore della Lega che ha affermato che: “L’uguaglianza tra uomini e donne è un valore fondamentale dell’Unione europea, secondo solo ai diritti umani, ma non può essere certo risolto con l’intervento della Commissione europea sui salari”.

L’accordo sulle linee di principio è però caduto quando si è passati a definire in maniera più concreta le misure: socialisti e verdi hanno chiesto audit obbligatori per garantire la parità di retribuzione e sanzioni per chi non rispettasse le nuove misure da introdurre. La proposta è stata bocciata da conservatori e liberali, “un segnale della distanza tra dichiarazioni e intenzioni reali – ha commentato Pina Picierno, eurodeputata del Pd – ci sono partiti politici che nelle parole si uniscono alle nostre richieste, che hanno leader donne, pensiamo a Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni, ma poi quando bisogna votare non li troviamo mai dalla parte delle donne”.

Picierno, firmataria della risoluzione, si dice non pienamente soddisfatta del testo che doveva essere ancor più stringente: “Oggi sono 75 anni da quando è stato riconosciuto il diritto di voto alle donne. Abbiamo fatto tanta strada, ma in Italia, e in Europa, c’è ancora una cultura fortemente maschilista e discriminatoria.
Le donne devono poter essere protagoniste della vita pubblica, della vita nelle aziende, dobbiamo guadagnare quanto i nostri colleghi maschi, a parità di funzioni, non è una richiesta assurda, è semplicemente un nostro diritto.
Servono norme obbligatorie, concrete, non bastano promesse e parole".

Vedremo se il nostro attuale governo sarà in grado di assumere la decisione di superare il gap salariale tra uomini e donne.

Sarebbe ora che la democrazia paritaria si sostanziasse a partire dal riconoscimento doveroso nel mondo del lavoro superando ogni qualsivoglia discriminazione.

Grazia Labate

Ricercatore in economia sanitaria già sottosegretaria alla sanità

 

 

 

 

 

 

 

05 febbraio 2020