Alice Noli, una ragazza esemplare perché in sé aveva gli elementi più belli delle donne della Resistenza: il coraggio, la nobiltà di pensiero e la consapevolezza di quanto le azioni del singolo possano influire positivamente sugli uomini e sulla Storia.
Fra le terribili vicende che ebbero luogo a Genova, durante la resistenza e che spesso mi avevano raccontato le sorelle Barile, nella sezione del PCI a Sestri Ponente, quella che ricordavano con commozione era la storia di Alice Noli, anche se era di un’altra zona, la Valpolcevera. Quella valle che avete tutti visto quando è crollato Ponte Morandi, quella che era sotto il ponte, il cui fiume Polcevera sfocia in mare.
In quella vallata si inserisce la storia di Alice Noli, una ragazza esemplare perché in sé aveva gli elementi più belli delle donne della Resistenza: il coraggio, la nobiltà di pensiero e la consapevolezza di quanto le azioni del singolo possano influire positivamente sugli uomini e sulla Storia.
Nel gennaio del 2017 si inaugurò una mostra alla biblioteca Berio a Genova, dal titolo “Per non dimenticare la Brigata Alice Noli” andai a vederla e conobbi più nel merito chi era Alice che tanto mi era stata raccontata dalle donne più anziane del PCI quando io avevo solo 17 anni. Alice, il cui vero nome era Felicita, nacque nel 1906 e frequentò le scuole tecniche nel collegio dell’Immacolata Concezione di Campomorone. A sedici anni ottenne il primo impiego: confezionava borse per la ditta Brambilla di Pontedecimo ed era così brava da diventare direttrice del reparto pelletteria.
Una ragazza come molte altre, che scriveva poesiole divertenti, che amava cantare, andare in montagna, scattare fotografie e collezionare cartoline di artisti famosi. Una ragazza normale, ma dotata di un tale coraggio che alcuni suoi gesti rimasero impressi nella memoria e nella storia del territorio. Nel 1943, alcuni soldati italiani erano stati imprigionati dai tedeschi.
Alice, mettendosi in mezzo alla strada, obbligò il camion dei tedeschi a fermarsi e, nonostante i mitra puntati addosso, si rivolse al capitano esclamando: "Mi prometta che non farà del male ai nostri soldati". L'ufficiale promise, tanto il suo stupore dinnanzi a quel gesto e a quella donna. Era fatta così Alice, non mancò mai di dare il suo sostegno ai compaesani, neppure davanti agli occhi dei fascisti, distribuendo cibo e acqua a chi cadeva vittima dei rastrellamenti. Tuttavia, la condotta di Alice non poteva, agli occhi dei fascisti, essere tollerata: in seguito all’ennesima azione dimostrativa, quando la donna diede dei vigliacchi ai tedeschi e alle brigate nere, schierati per un posto di blocco, fu portata in caserma e messa in stato di accusa.
Ma la ragazza non si risparmiò neppure in quelle difficili circostanze. Divenne ancor più attiva e collaborò nei Gruppi di Difesa della Donna. Nel gennaio 1944, la Noli entrò a far parte della III° Brigata Liguria svolgendo un'intensissima attività, dedicandosi alla raccolta di viveri, fondi, indumenti e medicinali.
Nell’agosto 1944 Alice fu portata in caserma per essere interrogata, ma si rifiutò di fornire ai tedeschi informazioni su dove fossero nascosti i partigiani. La reazione al silenzio fu, come sempre, un’immotivata e feroce violenza; dopo il pestaggio, durante la notte, Alice venne fatta salire a bordo di un camion.
Lungo la strada il mezzo si fermò e la ragazza, con altri cinque arrestati, venne fatta scendere. Dopo aver fucilato gli uomini, qualcuno disse "C'è anche la donna". Spinta al muro, le armi si abbassarono e la finirono. Fu uccisa a soli trentotto anni, proprio a Campomorone, paese natale.
Fu uccisa per rappresaglia in seguito all'omicidio di due militi delle brigate nere. Fu uccisa proprio lei che, nel luglio 1943, aveva difeso e salvato un esponente repubblichino dalla rabbia di un gruppo di operai antifascisti, mossa a pietà dal fatto che fosse padre di un bimbo piccolo.
A suo nome fu intestata una brigata femminile delle SAP cittadine, che operava tra la Valpolcevera e la Val Bisagno. Il segno più evidente del protagonismo femminile fu la formazione di una Brigata di sole donne intitolata ad “Alice” Felicita Noli e diretta da loro stesse, con 160 componenti che parteciparono a diverse azioni.
Le ragazze, tutte giovanissime non si limitarono a coprire sistematicamente la città di manifesti, ma seminarono di chiodi le strade dove passavano i tedeschi, spostarono i cartelli stradali per deviarli dalle strade di montagna dove avrebbero potuto raggiungere le formazioni partigiane e fare rastrellamenti, fecero saltare la ferrovia tra Genova e Ovada.
Furono intitolate al nome di Alice una strada, una scuola materna di Pontedecimo ed una scuola media di Campomorone. Inoltre, nel 1989, le venne attribuita dal Presidente della Repubblica la Medaglia di Bronzo al valor militare. Questa la storia ricostruita da Massimo Bisca presidente dell’ANPI di Genova in occasione della mostra quelle 2 foto, tra le tante, di Alice esprimono dolcezza e volitività e così che la ricordavano le sorelle Barile quando mi parlarono per la prima volta di lei con la commozione riverente di chi le riconosceva coraggio e passione per una causa giusta.
Grazia Labate
Ex deputata che nel ‘ 96 fu eletta proprio nel collegio 12 di cui facevano parte i comuni di Campomorone e PonteX della vallata del Polcevera
19 aprile 2020