Nel Lazio approvata la legge presentata da Eleonora Mattia contro la dispersione scolastica

Una legge contro le disuguaglianze che rappresenta uno strumento essenziale e irrinunciabile del fare comunità, tenendo insieme bambini, ragazzi, famiglie e istituzioni.

 

Il testo della legge.


Dopo 40 anni dall’ultima legge in materia, la Regione Lazio è la prima in Italia ad attuare il Decreto Legislativo 65/2017 che innova e rivoluziona i servizi educativi 0-6 anni. La legge regionale, che vede come prima firmataria la Presidente della IX Commissione consiliare Eleonora Mattia, mira a contrastare i fenomeni della dispersione scolastica e della povertà educativa, garantendo pari condizioni di accesso e partecipazione ai servizi educativi per le bambine e bambini, senza distinzione alcuna di genere, sesso, etnia, età, disabilità e orientamento religioso delle famiglie, garantendo pari opportunità di educazione, istruzione, cura, relazione e gioco.

Si attua finalmente il passaggio da servizio sociale a domanda individuale a servizio di educazione e istruzione a offerta universale nella misura in cui si amplia il raggio di azione della normativa. Il sistema integrato garantisce la continuità educativa, anche attraverso la costituzione di Poli per l’infanzia, con un’offerta qualificata e all’avanguardia e individuando una serie di servizi educativi per l’infanzia, diversificati e adattabili alle esigenze di ciascuna famiglia e/o territorio, anche dando copertura legislativa a esperienze già avviate de facto. Oltre alle nuove norme per asilo nido, micro-nido e sezione primavera, si aggiungono i servizi educativi sperimentali in natura, come l’asilo nel bosco o l’agri-nido, e nei luoghi di lavoro. Vengono inoltre regolamentati una serie di servizi integrativi quali lo spazio gioco, il nido domestico, il centro per bambini e famiglie.

La nuova normativa mira a costruire un sistema integrato di servizi per l’infanzia non solo di qualità, ma anche inclusivi e veramente accessibili a tutte e tutti. Per questo, per le bambine e i bambini con bisogni educativi speciali sono previsti piani educativi personalizzati elaborati in collaborazione con i servizi sociali dei Comuni, i servizi delle Aziende sanitarie locali e genitori nelle fasi di elaborazione e attuazione del piano educativo. E’ previsto che i Comuni, nel definire i criteri di accesso ai servizi educativi a offerta pubblica, diano priorità ai casi di disabilità e bisogni educativi speciali, alle famiglie con due o più figli in età di obbligo scolastico, a situazioni di disagio sociale e/o economico della famiglia, attestato dai servizi sociali territoriali, riconoscendo priorità alla famiglia monoparentale, a particolari condizioni di lavoro dei genitori, alla condizione di detenzione di uno o di entrambi i genitori, alla condizione di orfani di vittime di femminicidio, nonché alle altre situazioni familiari individuate dai comuni, dai consultori, dalle case rifugio, dalle case famiglie o dai centri antiviolenza.

Importante anche il sostegno economico previsto, da una parte, per le famiglie in condizione di disagio socio-economico che, tra le altre cose, abbiano figli con disabilità ai sensi della l. 104/1992 e, dall’altra, per i Comuni al fine di sviluppare e la qualificare i servizi educativi prevedendo specifici incentivi e/o agevolazioni per l’inclusione delle bambine e dei bambini disabili negli stessi.

Per quanto riguarda gli spazi dedicati ai servizi di educazione e istruzione la nuova legge disciplina nel dettaglio le caratteristiche e i requisiti degli spazi, interni ed esterni, degli arredi e dei giochi nei servizi educativi che tutelino la salute, il benessere e la sicurezza delle bambine e dei bambini. Vi è un riferimento esplicito al diritto alla sicurezza scolastica, inteso come combinazione degli elementi di sicurezza strutturale e antisismica, urbanistici, architettonici, di abitabilità, salubrità, comfort, assenza di barriere architettoniche e complessiva accessibilità per gli studenti disabili e delle misure di prevenzione, protezione e soccorso.

Particolare attenzione è posta sul tema dell’eco-sostenibilità delle strutture, attraverso contributi straordinari ai Comuni per la realizzazione di complessi edilizi di nuova costruzione e la ristrutturazione di quelli esistenti. E’ presente, infine, un focus sul rapporto tra un’adeguata offerta di welfare e il sostegno alla partecipazione al mercato del lavoro dei genitori e, di conseguenza, il miglioramento della qualità della vita. In questo senso, degna di nota è l’innovazione della normativa per i servizi educativi nei luoghi di lavoro per i quali si supera il limite dell’accesso sul criterio della residenza e si introduce la possibilità di apertura in orario notturno e in giorni festivi.

L’idea è quella di ridare valore sociale alla maternità e alla paternità attraverso un investimento serio in infrastrutture sociali. In particolare, la sfida di una legge sui servizi per l’infanzia persegue indirettamente l’obiettivo di incrementare l’occupazione femminile migliorando gli strumenti di conciliazione, ripensare il modello di welfare familiare e redistribuire il carico di lavoro di cura nonché abbattere le disuguaglianze sociali e territoriali. Se la destinazione strategica e mirata degli investimenti è il motore per creare posti di lavoro per le donne, gli asili sono strumenti indispensabili per mantenerli.

Una maggiore offerta dei servizi per l’infanzia innescherebbe un effetto positivo di condivisione e percorsi virtuosi di eliminazioni delle interruzioni dei rapporti di lavoro.
Il tutto con un’importante copertura finanziaria pari a 10,5 milioni per il 2020, 17 milioni per il 2021 e 21 milioni per il 2022, oltre i trasferimenti statali. È il più grande investimento educativo realizzato da decenni nella Regione Lazio e sul nostro patrimonio più grande che sono appunto le bambine e i bambini. Tra gli obiettivi, rendere gratuiti i nidi per tutti, far emergere il sommerso e arrivare su tutto il territorio, anche nei Comuni delle aree interne, al target europeo del 33%.

Una legge contro le disuguaglianze che rappresenta uno strumento essenziale e irrinunciabile del fare comunità, tenendo insieme bambini, ragazzi, famiglie e istituzioni. Sono infatti centrali le famiglie e i Comuni, il tutto in un’idea sistemica di città e comunità educante in ogni suo aspetto. Un nuovo rapporto tra spazi urbani, scolastici, culturali e aree verdi. Un forte supporto alle famiglie, tramite il sostegno economico, ma anche l’incentivo a ripensare concretamente il welfare in senso paritario e sostenibile, per conciliare tempi delle città, delle famiglie e dei bambini e delle bambine.

21 ottobre 2020

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