La donna e l’uomo, comportamenti di genere, pubblici e privati, di Antonella Bellino

Visto che, soprattutto in situazioni di crisi o di emergenza, sono le donne, con la loro operosa presenza, a sostenere la vita quotidiana dei loro cari - dai figli ai genitori anziani - potrebbero rivendicare una qualche priorità sui tempi di vaccinazione, come sembra abbiano chiesto diverse categorie professionali in questo paese.


Il comportamento umano si basa su due spinte naturali: quelle individuali e quelle di gruppo. Queste due spinte coesistono, con rilevanti contraddizioni, in ciascuno di noi, e sono le fondamenta sulle quali si costruisce ogni esperienza di vita umana. Siamo una Specie che vive in gruppo, nel senso che la forza della nostra Specie ha nel gruppo il motivo inequivocabile del suo successo. In questa dimensione, una prima grande distinzione consiste nella differenza di genere: maschile e femminile.

Se, considerato il contesto in cui vive, ognuno è impegnato, più o meno consapevolmente, nella faticosa ricerca del miglior equilibrio possibile tra le proprie esigenze e quelle del gruppo cui appartiene, nella dimensione di gruppo l’umanità esprime l’altra inestinguibile distinzione, quella maschile e femminile appunto, con uno storico squilibrio di forze che potremmo definire di tipo gerarchico, con l’evidente predominanza del genere maschile.

Eppure, per fattori sostanzialmente culturali, sono tanti gli individui che oggi rifiutano di concepire una gerarchia o una primazia basata sul genere: non solo la maggior parte delle donne ma anche molti uomini che, individualmente, considerano evidente l’eguaglianza a tutto tondo tra l’universo femminile e quello maschile e, anzi, rivendicano la necessità di riconoscere il valore e le capacità delle donne, spesse volte sommamente preferibili agli uomini, soprattutto quando si tratta della gestione di questioni legate al bene comune. E questo, a noi donne, fa molto piacere.

È naturale, nelle relazioni interpersonali, apprezzare la stima espressa da un amico, da un padre, da un fratello o da un collega di lavoro, in particolare quando si evince non solo dalle parole ma anche dai fatti. Non solo ciò fa piacere, ma ci fa sentire meno sole nella battaglia per rendere effettiva l’uguaglianza di genere nella vasta espressione della vita nella società.

Riconosciamo, in questo modo di vedere degli uomini a noi prossimi, la vera chiave di volta per raggiungere l’ovvia parità, senza più necessità di combattere battaglie.
In genere, la considerazione successiva a questa visione delle cose si sofferma sulla persona e le sue qualità. Il ruolo di ciascuno nella società non dovrebbe certo essere legato al genere ma al valore, alla competenza, alla capacità: non importa se uomo o donna, l’importante è che sia una persona valida.

Tuttavia, questo pensiero culturalmente equidistante e liberatorio si smonta o cambia forma quando si esprime nella dimensione del gruppo.
Se il gruppo maschile, più forte nelle dinamiche decisionali della società, prova a dare sostegno al gruppo femminile, attraverso sue rappresentanti, ciò viene visto come una concessione del più forte sul più debole, cioè come un meccanismo da respingere, anche eticamente.

D’altro lato, le rare donne che conquistano un posto di rilievo nella società non sempre offrono quel contributo esperienziale che si ritiene particolarmente adatto a operare per il bene collettivo. Anzi, talvolta sembra che perpetrino, persino con maggior tenacia, le pessime abitudini di chi è abituato e gestire posizioni di potere.

E qui si torna ad auspicare che siano le persone valide, aldilà del genere di cui fanno parte, ad assumersi le responsabilità che incidono sulla vita dei cittadini.

Per fare un’ipotesi pratica. Visto che, soprattutto in situazioni di crisi o di emergenza, sono le donne, con la loro operosa presenza, a sostenere la vita quotidiana dei loro cari - dai figli ai genitori anziani - potrebbero rivendicare una qualche priorità sui tempi di vaccinazione, come sembra abbiano chiesto diverse categorie professionali in questo paese.
Fortunatamente ciò non è accaduto. Probabilmente perché, nella vita quotidiana, le donne sono abituate a proteggere chi sta loro intorno e sanno agire con un buon senso capace di distinguere le priorità.

Ma sarebbe una bellissima prova vedere le donne all’opera nell’organizzazione delle italiche vaccinazioni con la capacità di tradurre la consueta capacità di prendersi cura degli altri nella competenza di gestione dell’emergenza sanitaria pubblica.

Antonella Bellino 

27 marzo 2021