Se dovessimo dar retta alle osservazioni del professore, dovremmo dedurre che non abbiamo tante scelte, noi donne: o prendiamo esempio dalla spavalderia dell’uomo e rendiamo indisponibile il nostro tempo per le cure dei nostri familiari e via dicendo, oppure, più sensatamente, deduciamo che la nostra (eventuale) scarsa spavalderia è figlia delle risposte che l’esperienza nella società continua a propinarci.
Mettiamo sia vero. Consideriamo l’affermazione come una riflessione derivata dalle osservazioni scientifiche e neuroscientifiche insieme a un’osservazione neutrale circa i comportamenti delle donne nel contesto della società. Potremmo persino non ribattere che le considerazioni del professor Barbero siano una scivolata di ordine sessista ma un interrogativo legittimo.
Potrebbe in fondo essere l’altra faccia della medaglia del comportamento femminile che si fa carico della famiglia, dei figli e dei genitori anziani; del sostegno che offre alla carriera del compagno, il quale in genere ha uno stipendio più consistente e quindi è meglio sia lui a lavorare e lei restare a casa; del fatto che, nelle discussioni di coppia, sia la donna a tentare un confronto spiegando il suo punto di vista a parole mentre l’uomo talvolta risponde con un pugno o peggio; del fatto che le donne agiscono considerando i fatti anche in maniera empatica, facendosi carico delle posizioni dell’altro; …
Valutato così, l’interrogativo del professore potrebbe avere un suo senso. E, ragionando, si potrebbe risalire alla storia ancestrale delle donne, quelle antenate che, incinte, rimanevano nelle grotte a curarsi della prole mentre l’uomo andava a cacciare, nei pericoli della selva selvaggia.
Da qui, forse, la gelosia delle donne e la loro scarsa attitudine a fare gruppo tra loro: ai tempi delle caverne pare che loro, le donne, rimanevano nelle caverne, dove rischiavano di morir di fame – insieme ai loro cuccioli – perché frattanto l’uomo cacciatore poteva doversi fermare in rifugi d’emergenza - magari abitati da altre donne, forse anch’esse in attesa - mentre affrontava i pericoli del mondo.
Ma rimane il fatto che il comportamento e le relazioni costruite nelle società si sviluppano sempre, sia nell’uomo sia nella donna, in relazione alle esperienze delle singole vite di ciascun individuo. O meglio, di ogni persona, come la nostra Carta Costituzionale definisce ogni individuo. E le esperienze sedimentano nella memoria di ciascuno anche in risposta al successo o all’insuccesso di determinati comportamenti. Una memoria che condiziona i comportamenti futuri.
Dunque, se dovessimo dar retta alle osservazioni del professore con questo piglio, dovremmo dedurre che non abbiamo tante scelte, noi donne: o prendiamo esempio dalla spavalderia dell’uomo e rendiamo indisponibile il nostro tempo per le cure dei nostri familiari; rispondiamo con violenza fisica al nostro ex che non accetta la separazione; ce ne infischiamo del bilancio familiare andando a lavorare e lasciamo l’uomo a casa, ad esempio.
Oppure, più sensatamente, deduciamo che la nostra (eventuale) scarsa spavalderia è figlia delle risposte che l’esperienza nella società continua a propinarci. E, se volessimo lanciarci in osservazioni consequenziali, potremmo anche osservare che qualcosa, nelle giovani donne di oggi - diffusamente più spavalde e più consapevoli dei loro talenti rispetto a qualche anno fa - già comincia a ravvisarsi qualche segnale: raramente decidono di diventare mamme.
La risposta più costruttiva che potremmo dare al prof Barbero è che la sua osservazione va annoverata tra le mille denunce della fallita parità di fatto tra uomo e donna, soprattutto nell’espressione del proprio valore, nella società e nel lavoro.
Questa è una stagione in cui le donne promuovono “lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica”, “tutelano il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione” (art. 9 Cost). Sempre più e sempre con maggior successo, le donne d’oggi “partecipano pienamente all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (art.3 Cost.). Speriamo non debbano per questo pagare un prezzo troppo alto. Anche perché, questo prezzo, lo pagherebbe l’intera società.
Antonella Bellino
20 ottobre 2021